Karl Wilhelm Diefenbach (Hadamar, 21 febbraio 1851 – Capri, 15 dicembre 1913) è stato un pittore e utopista tedesco.
Nacque il 21 febbraio del 1851 a Hadamar una cittadina della regione tedesca dell’Assia che fu capitale del granducato di Nassau. Il padre Leonhard, professore di disegno presso la scuola locale e pittore egli stesso di una certa fama, fu il primo maestro del ragazzo che, fin dalla più tenera età, manifestò una forte propensione per il disegno e la pittura.
Nel biennio 1873-74 aveva trascorso svariati mesi presso il duca di Nassau, suo mecenate, per ritrarne la famiglia cominciando a mal sopportare i convenzionalismi e le falsità dell’ambiente aristocratico e borghese. Muore il padre e, poco dopo, la madre. Appena dopo queste disgrazie l’artista è colpito da una forte forma di febbre tifoide e deve rimanere per due anni nell’ospedale di Monaco. Da questa terribile esperienza l’artista esce sposando poco dopo una delle sue infermiere. Il primo figlio è debole e malaticcio fino a che il padre non decide di esporlo ai raggi del sole. Viene chiamato Helios come ringraziamento alla forza solare. A questo segue la figlia Stella e il terzo figlio Lucidus.
Nel 1874, anche a seguito della lunga malattia, inizia a delinearsi la sua filosofia artistica ed esistenziale attraverso un modello di vita che induce l’artista ala completa rinuncia del superfluo e a girare coperto di una lunga tunica fluttuante, a testa nuda, con i sandali ai piedi.
Il messaggio di Diefenbach crea vasti consensi tra la popolazione e molti giovani cominciano a seguire le sue regole di vita. Dopo la famosa predica “Sulle origini della miseria umana” gli viene proibito di parlare in pubblico. Ovviamente tutto ciò lo rende inviso alle autorità che gli scatenano contro una vera e propria campagna di stampa diffamatoria.
Il 10 febbraio 1882 sulla cima di una montagna, durante una veglia, l’artista ha una visione che cambierà il corso della sua esistenza. Scrutando l’orizzonte dall’alto della Hohenpeißenberg, mentre osserva sul calare del giorno i ghiacci delle alpi, Diefenbach riceve il messaggio che lo trasformerà definitivamente in apostolo della natura:
“Dio è dentro ti tuo! Il cielo e il paradiso, casa del tuo spirito, della tua anima, la beata magnificenza della terra, l’eterna incommensurabilità dell’universo giacciono nascosti come germi in ogni petto umano! Conosci te stesso! Solo la conoscenza della tua divinità ti libera dai vincoli e dalla maledizione dell’errore, dal crimine e dalla miseria senza nome, dalla rovina di te stesso e della madre terra! Conoscete uomini la vostra madre, la Natura, la più libera e pura saggezza per gli uomini, l’incorrotta fonte della vostra nobiltà immune da peccato originario, maledizione e danno. Conosci te stesso uomo!”
Nel 1900 decise di venire in Italia trasferendosi definitivamente sull’isola di Capri. L’isola si rivelò per lui un inesauribile fonte d’ispirazione: “Capri mi basterà per tutta la vita con queste aspre rupi che adoro, con questo mare tremendo e bellissimo benché, é in verità, io soffra il martirio del boicottaggio dei miei connazionali che venendo qui muovono contro di me vergognose accuse di immoralità ed empietà.”.
A Capri, nei tredici anni di permanenza, produrrà molte opere nel suo atelier di via Camerelle, presso l’attuale residence, e poi nello stabile occupato oggi dal ristorante “Campanile”.
L’isola degli inizi del’900 è un crocevia di personaggi e culture diverse attratti per svariati motivi attratti dai paesaggi capresi. Diefenbach vive sostanzialmente isolato nonostante la non ostilità della popolazione. La sua figura imponente, il modo di vestire monacale, le agitate prediche sulla piazzetta della funicolare gli valgono i giudizi ironici e sprezzanti da parte d’intellettuali e popolani.
Karl Wilhelm Diefenbach muore il 13 dicembre 1913 per un attacco di peritonite e la sua opera scivola nel disconoscimento e nel disprezzo.
Nel cimitero cattolico di Capri è sepolto anche il figlio Helios che morì il 3 luglio 1950.
Le grandi tele dell’artista rimaste fino al 1931 nello studio sono trasferite alla Certosa di San Giacomo di Capri dove per anni sono abbandonate al degrado, al vandalismo e al saccheggio. Solo agli inizi degli anni ’70, per l’interessamento del signor Friedrich Fridolin von Spaun, figlio di Stella Diefenbach, le opere vengono salvate e donate allo stato Italiano. L’impegno del Prof. Raffaello Causa, Sovrintendente ai Beni Storici della Campania, permette la realizzazione nel 1974 del Museo Diefenbach in alcune sale della Certosa di San Giacomo. Vi sono contenute 31 tele, 5 sculture in gesso, e un ritratto del pittore dipinto da Ettore Ximenes.
BIBLIOGRAFIA:
Presso la Casa Editrice La Conchiglia, Via Le Botteghe 12, 80073 Capri (NA) info@laconchigliacapri.it è disponibile il volume di Karl Wilhelm Diefenbach Per Aspera ad Astra “Capri 1900- La follia è un isola” Prefazione di M. Buonuomo. Testo tedesco a fronte. Cofanetto formato 27 x 19 contenente il testo poetico ed il fregio lungo circa 4 metri. Il fregio è riprodotto su carta Rusticus in vari colori.
La follia visionaria del pittore Diefenbach, naturalista e antimilitarista, si manifesta pienamente in questa opera unica e irripetibile: una striscia lunga più di quattro metri su cui è disegnata, senza soluzione di continuità, una giocosa processione di silhouette di giovani danzatori e suonatori in cammino verso il Tempio della Verità.